Sono passati appena dieci giorni da quel fatidico 2 Agosto 2019.
Una data da incorniciare per il team di Net in Town.
Sono passati appena dieci giorni dall’anteprima romana di “C’era una volta ad Hollywood”, l’ultimo film di Quentin Tarantino, che uscirà in Italia solo il 18 settembre.
L’evento è stato organizzato da Popscreen, che non finiremo mai di ringraziare per averci dato la possibilità di gustare, probabilmente, quello che sarà il film dell’anno.
Per tutti i cinemaniaci come me, ma non solo, Tarantino rappresenta un mostro sacro della regia, un abile artista che muove la sua macchina come un pennello dal tratto inconfondibile, ovviamente utilizzando il colore rosso sangue.

Una carriera costellata di successi che sembra andare sempre di più verso le stelle.
C’era una volta ad Hollywood, è stato infatti osannato da critica e pubblico al festival di Cannes con ben 7 minuti di standing ovation, oltre ad essere già un successo oltreoceano. Insomma, il destino di questo film sembra essere già scritto, come plausibilissima la sua posizione tra le stelle più fulgide del firmamento della città degli angeli.
Senza nulla togliere all’abile mano del maestro, c’è comunque da dire che Tarantino sembra essere stato più che egregiamente coadiuvato da un cast di eccezione.
Leonardo di Caprio, Brad Pitt, Tim Roth, Margot Robbie ed Al Pacino, sono solo alcune delle super star che si sono prestate per questo progetto, punto di incontro di un numero così grande di talenti assoluti come raramente se ne vedono.

Tra tutte le opere del maestro da Knoxville, probabilmente questo suo nono film sarà ricordato come il meno “Tarantiniano”.
Lo scopo di C’era una volta ad Hollywood è quello non di concentrarsi su una storia particolarmente struggente o su personaggi memorabili.
Lo scopo della pellicola è quello di scattare un’istantanea , che riesca a rappresentare perfettamente l’ America, e in particolare la città degli angeli degli anni ’60.
La storia si svolge appunto nel celebre quartiere di Hollywood, nel 1969, anno tristemente noto alla cronaca per il terribile omicidio di Sharon Tate, attrice e moglie di Roman Polansky, incinta di 8 mesi, da parte di Charles Manson e della sua “famiglia”.
Il nostro protagonista è Rick Dalton, interpretato da Leonardo Di Caprio, attore reso celebre da una serie tv western, che si sta lanciando nel mondo del grande schermo.
A fargli prima da controfigura, sul set come nella vita, e poi da tuttofare ed autista, ci sarà Brad Pitt, che prende le sembianze di Cliff Booth, stuntman decisamente sui generis.
Non mi soffermerò oltre sulla trama del film, sia per evitare di anticipare alcunchè prima dell’ uscita Italiana, sia perchè, come detto, lo scopo di Tarantino è diverso.

La maggior parte delle vicende narrate si dividono in veri e propri comportamenti stagni, formati da flashback, vicende personali e pubbliche dei personaggi, scene e spezzoni di film, oltre che da eventi sconnessi gli uni dagli altri.
La macchina del regista mai si è mossa, a mio avviso, con tanta fluidità e maestria, riuscendo a raccontare un mondo in pochi secondi di inquadratura, per poi soffermarsi a lungo su quello che pare solo un dettaglio.
Raramente mi è capitato di voler rivedere un film solo per poter ammirare di nuovo il lavoro artistico di un regista. Questo è uno di quei pochissimi casi.
Proprio perchè C’era una volta ad Hollywood è un film che parla di attori, paradossalmente le interpretazioni degli stessi vanno in secondo piano. La maggior parte dei personaggi è abbastanza piatta e serve più a rappresentare un topos cinematografico, che una vera e propria persona.
Unica eccezione è rappresentata da Leonardo Di Caprio.
Il suo protagonista sarebbe potuto essere stato perfetto per lo scopo anche se costruito in maniera piuttosto piatta e, se volete banale.
Leo però, come al solito, ci ha messo del suo, regalando una prestazione davvero superlativa, che devo ammettere ho persino preferito ad altre dello stesso, in ruoli ben più complessi.
Ennesimo step di una carriera che lo sta sempre più consacrando come uno dei più grandi attori di sempre.

La durata dell’ opera è piuttosto lunga, si parla di circa 160 minuti, e pare quasi che il film non voglia mai venire al dunque, troppo occupato a mostrarci in maniera suggestiva e accattivante, dettagli e personaggi tipici di quegli anni, per concentrarsi sulla famosa scena clou.
Poi però il momento arriva, e Tarantino riprende in mano il suo vecchio se stesso, concludendo il tutto nella sua, inconfondibile, unica e inimitabile maniera.
Per adorare questo film non è necessario essere fan sfegatati dell’ artista dietro la macchina da presa, anzi probabilmente è proprio da questi accoliti che verranno mosse alcune critiche, dato l’ allontanamento del regista dai suoi canoni classici.
Tuttavia, ad occhio onesto ed appassionato di cinema sarà impossibile negare che questo film rappresenta senza ombra di dubbio un capolavoro impossibile da non amare e adorare più e più volte.
Tarantino si è nuovamente superato e si è evoluto ancora di più come regista nel pieno della sua maturità, senza però dimenticarsi del suo magico tocco che, citando le parole del presentatore che lo ha introdotto all’evento, “trasforma il cinema in magia”