Martedì sera ore 19:00.
Ho appena staccato da lavoro e sono distrutto.
Il mio fedele motociclo ha deciso di abbandonarmi , causa batteria scarica, a due km da casa.
Ovviamente pochi istanti dopo, ha iniziato a diluviare.
Inutile dire che non avevo con me l’ombrello e che mi sono inzuppato peggio dei frollini lasciati per più di dieci secondi in una tazza di latte bollente.
Nel mentre, come se non bastasse, il cellulare squilla all’impazzata.
Che sia una congiura divina?

Rientro frettolosamente in casa e rispondo finalmente al telefono cercando di capire il motivo di cotanta insistenza nel cercarmi.
“Perche non ci vediamo stasera? Una rimpatriata tra vecchi colleghi di lavoro? Andiamo a farci una bevuta…”
Non lascio nemmeno finire il mio interlocutore che in casa rimbomba un “NO” secco e deciso.
Due lettere Pronunciate con la stessa convinzione ed enfasi di quando vostra moglie dice “HO DETTO NO”.
È un rifiuto categorico, incontrovertibile, assoluto. Come quei viaggi in macchina con lei che guarda fisso un punto nel parabrezza e rischi di morire di solitudine: avete presente?
Ecco, quando dico NO è NO.
Ovviamente conoscendomi bene, basta far leva sul mio unico punto debole.
Il cibo.

“E se andassimo a mangiare messicano? Conosco un localino zona Prati che è la fine del mondo…”
Figurarsi se potevo resistere, già alla parola mangiare aveva cambiato idea, appena ho udito sillabare “mes-si-ca-no” tenevo “o cor rint o zuccher”.
Il tempo di infilarmi nella asciugatrice e sono pronto, direzione LA CUCARACHA di via Mocenigo 2, distante un solo isolato da Via Candia, per maggiori informazioni visitate questo SITO.
Appena varcata la soglia di ingresso del locale , quasi per magia si viene catapultati nelle strade di Acapulco, tra colori, odori e musica, il tutto condito da un clima gioioso e familiare.
L’accoglienza non poteva che essere delle migliori.

A farci da Cicerone per l’intera serata è stata la proprietaria del locale, Diana Beltran, che tra le tante cose è ambasciatrice della cultura messicana in Italia, Dirige una trasmissione su Sky di cucina e tiene ogni anno a Natale una cena per cittadini messicani al Vaticano.
Invece di aprire un ristorante poteva tranquillamente fondare una scuola per super-eroi viste le sue credenziali.
La CUCARACHA si pone come punto di riferimento per tutti gli italiani, e turisti stranieri che vogliono provare il calore, l’ospitalità e la tradizione del Sud America.
Dopo un inizio scoppiettante ed entusiasmante è l’ora di passare alla nota dolente della serata: il cibo.
È tutto così incredibilmente, indiscutibilmente, abbondantemente squisito, che mi sono commosso.
Per ogni boccone che esplodeva nella mia bocca, facendo commuovere le mie papille gustative, una lacrima rigava il mio volto.

Sensi di colpa, terribili sensi di colpa.
Non potete nemmeno lontanamente immaginare quanto ho mangiato.
Mi sono destreggiato tra Nachos affogati in salsa guacamole, purea di fagioli e panna acida.
Il manzo della Fajitas, abbracciato con teneri peperoni, è stato sapientemente riversato in fragranti tortillas, ed ingurgitate in pochi secondi.
Il Burrito, il burrito di 500 grammi ripieno della qualsiasi, nemmeno vi dico che fine ha fatto.
Potete tranquillamente immaginarlo, sembrava una scena del “Silenzio degli Innocenti”.
Avevo lo stesso sguardo di “Hannibal Lecter” mentre osserva con gusto un bel pezzo di carne cruda.
Il tutto innaffiato da speziata Sangria e Margarita, che hanno contribuito ad innalzare l’allegria della serata.

Giunto a fine pasto, Stracolmo ed ansimante, con la la pancia ormai poggiata sul tavolo a mo di trofeo, ho deciso stoicamente di ostruire definitivamente le mie coronarie con i Churros inzuppati nel cioccolato caldo.
Nota di merito particolare ai due Mariachi che ci hanno accompagnati e deliziati con musica latina durante tutto l’arco della serata, assistendo senza proferire parola, all’atto di forza bruta compiuta nei confronti delle pietanze servite al tavolo.
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